16 luglio 2023
Casa dei quadri Via Monte San Primo 2, Sormano (Como)
Durata16 luglio 13 agosto 2023
Mostra collettiva curata da Roberto Borghi
VERTIGINI
La montagna è al centro di alcuni tra i testi più significativi della letteratura europea del Novecento e dei primi decenni del Duemila. Dalla Montagna incantata (o Montagna magica, stando alle traduzioni più recenti) di Thomas Mann ai racconti metafisici di Dino Buzzati, dalle poesie irte di metafore di Giorgio Caproni sino a un romanzo scorrevole e lineare qual è Le otto montagne di Paolo Cognetti, le alture si configurano come un paesaggio in cui sperimentare la vertigine della profondità interiore. Anche la pittura, nel medesimo arco di tempo (o forse già dalla fine dell’Ottocento), ha conosciuto una forte attrazione per la montagna determinata dalla stessa ansia esistenziale. Le molteplici raffigurazioni della Sainte-Victoire di Paul Cézanne danno inizio a un’irrequieta iconografia delle alture che ha tra le sue manifestazioni emblematiche i dipinti più tardi di Mario Sironi.
La mostra presso la Casa dei Quadri – Fondazione Sormani Prota Giurleo raccoglie opere realizzate di recente sulla scia di alcune letture: La montagna incantata nel caso di Gian Marco Capraro, le liriche di Antonia Pozzi in quello di Elena Borghi, i versi di Caproni per quanto riguarda le sculture di Carmen Molteni, il romanzo di Cognetti per i dipinti di Dink Mariani. Tutti lavori nei quali, anche quando non si scorgono orizzonti rocciosi o profili aguzzi, affiora un senso di vertigine.
I dipinti di Gian Marco Capraro colgono il senso di vaghezza e sospensione che aleggia nelle pagine di Mann: la montagna è “il luogo del sortilegio”, il contesto in cui una tempesta di neve – come racconta il capitolo più noto del romanzo, intitolato proprio Neve – può rivelare quanto sia fluido il confine tra il desiderio di felicità e la percezione della morte. Anche le poesie di Antonia Pozzi sono attraversate dalla consapevolezza di questa stessa fluidità. Nella creazione delle sue opere Elena Borghi si è focalizzata soprattutto sui versi più compatti e affilati, nei quali si staglia il profilo di un’autrice che, secondo Maria Corti, “faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull’orlo degli abissi”. Le poesie di Caproni invece scorgono nel territorio montano una “geografia precisa / e infrequentata”, un paesaggio aguzzo e tagliente che, come le sculture di Carmen Molteni, ha dei risvolti visionari e preziosi. Di “Le otto montagne”, il romanzo che ha avvicinato un pubblico ampio alla letteratura di montagna, l’opera di Dink Mariani evoca la condizione di nonsenso di cui sono impregnati i capitoli iniziali: quelli in cui il protagonista sente maggiormente il bisogno di raggiungere le alture.
Roberto Borghi